mercoledì 10 novembre 2010

Meglio della coca


Meglio della coca, più delle anfetamine: i pensieri scorrono velocissimi in una serie di suoni, colori e visioni, vederla sul letto seminuda, sdraiata, bendata, le mani dolcemente e violentemente strette dalla sua sciarpa preferita. Con le braccia in alto il corpo che si allunga, i seni giovani, sodi, invitanti, coperti solo dal pizzo della canottiera, tondi che mi chiamano e puntano verso di me, l’accarezzo con lo sguardo, potrei allungare la mano di un solo millimetro e sfiorarla. Mi piace vederla fremere immobilizzata quando sente il calore del palmo della mia mano, sapere che vorrebbe essere toccata. I capelli lunghi, soffici, castani e biondi di un colore indefinibile e meraviglioso, quasi inquietante come vi risplende la luce della candela, sensualmente spettinati, la lingua con cui ora si bagna le labbra, con cui chiede piacere, con cui dona piacere, umida e sensuale, chiudendo gli occhi posso sentirla su di me, posso immaginarla giocare con il mio corpo, sentirla sulla schiena, sul collo, sui capezzoli, nella mia bocca. Lecca le mie ferite portami via dal mondo.
Meglio dell’LSD, più della ketamina: il cuore batte forte e veloce, sento l’odore dell’adrenalina che le scorre addosso, sento l’eccitazione, vedo i piccoli scatti dei suoi muscoli appena la sfioro, aspiro violentemente il suo profumo caldo, d’estate, d’amore, di sesso, la biancheria leggerla che pudicamente e sconciamente assieme non libera la sua nudità lasciando filtrare ogni odore e intravedere la sua carne. Passando la lingua sul ventre piatto, morbido e accogliente posso sentire il sapore delle endorfine, chiudere ancora gli occhi e rivederla godere seduta sopra di me, i muscoli tesi, la schiena inarcata, i seni che mi esplodevano davanti al viso, le sue unghie sulla schiena, il dolore che amplificava il mio piacere, le mie mani sul suo collo stringendo quanto basta per farla sentire solo mia, stringendo quanto basta da obbligarla ad ansimare forte, stringendo quanto basta da costringerla a spostarmi la mano, per prendere fiato, per poi chiedermi di farlo ancora. Tienimi dentro di te fammi accarezzare le pareti del paradiso.

Meglio di vincere un oro alle Olimpiadi, più che segnare il goal decisivo a una finale di Champions: la sua voce che sussurra il mio nome mi sveglia da un sogno sporco e peccaminoso, mi trovo ansimante e animale davanti a una creatura angelica, vuole provocarmi con il suo corpo il suo bel viso, rapirmi e portarmi con l’inganno nel profondo dell’inferno caldo, angosciante, accogliente, scambiare umori e sapori, la guardo ansimare mentre la accarezzo piano, la guardo e vorrei quasi farla morire così con la bocca rossa e umida appena schiusa, il seno proteso al soffitto gonfiato dal respiro affannato, la testa tesa all’indietro mentre inarca leggermente la schiena cercando un contatto, le gambe che mi schiudono un mondo debolmente protetto, ho voglia di lacerare la tua candida apparenza, sentirti urlare di piacere, voglio sentirti dire basta, invocare il tuo dio, voglio farti godere come mai prima, riempirti di me, sporcarti, farti tremare e perdere, voglio farti dimenticare il mondo attorno e drogarti di piacere, voglio le tue unghie ancora sulla mia schiena, voglio tirare i tuoi capelli e stringere il tuo collo, farti sentire un animale selvatico in gabbia, voglio che tu mi completi, io voglio essere il dio che ti darà la vita.
Io superuomo e tu solo sensi da ora ovunque ti toccherò non potrai fare a meno di provarne piacere, lo so, lo sento con le mie dita, vedo che tremi ed emetti un gemito mentre strappo le mutandine e colgo il tuo fiore, ne accarezzo i petali lo apro delicatamente e lo assaggio, ne colgo i frutti, m’innamoro di te e della tua intimità mentre cerchi di liberare le tue mani, mentre mi chiedi piano di smettere, mentre cerchi di muoverti ed io ti tengo lì, ho ancora fame e voglio assaggiare il tuo sapore, so che mi cerchi, aneli un controllo che non voglio darti, perditi nei sensi nel piacere e godi, dimentica chi sei, dove sei, con chi sei, non cercare di liberarti sei mia prigioniera e ti chiuderò nella torre del castello difesa da un drago che permetterà solo a me di decidere quando questa dolce tortura potrà finire.
Ascolta il battito del tuo cuore farsi violento sentilo esplodere mentre la punta della mia lingua mescola i tuoi pensieri in un vortice senza fine, ti porterò in un luogo senza ritorno e ti lascerò là.

Cerchi ancora una via di fuga mentre ansimi, vorresti il mio corpo tra le mani, vorresti sentirmi dentro di te, mi basta guardarti per provare un brivido, per sentire la patta dei pantaloni farsi stretta, la mia virilità gonfiarsi, tu pelle soffice e tesa, stai per impazzire, calda e bagnata, soffochi un urlo, non farlo urla e grida per me, non aver paura buttami addosso ogni tuo pensiero, scaccia ogni pudicizia, voglio bere ambrosia dal tuo santo calice, nettare di vita.
Stai solo tremando non si oppone più nulla di te posso sciogliere il dolce nodo che ti stringe i polsi e liberarti, eccoti bestia libera in un mondo di sensi e passione, nulla più è raziocinio intorno, nulla è umano. E’ bastato un secondo e da docile gattina sfinita che eri mi sei addosso e mi cerchi, ansimi a ogni mia carezza, mi scacci da te e bendi anche i miei occhi.
delicatamente con la mia lingua siamo in due adesso a sentire la tua eccitazione e mentre ti accarezzi e ti tocchi lecco il nettare della vita, sento i tuoi muscoli contrarsi e mi gira la testa, ne voglio di più, ne voglio ancora, non smettere…









Nessun commento:

Posta un commento