Oggi è giorno di lavatrice: prendi i panni sporchi, dividi per colore, infila dentro il cestello, sapone, ammorbidente, scegli il programma, avvio.
Iter piuttosto semplice oramai quasi automatico, ogni volta che avvio la lavatrice mi fermo un attimo ad un passo di distanza per accertarmi che parta veramente, ogni volta in quel momento penso alla Pimpa che invece di guardare la televisione guardava fissa la lavatrice e concordo con lei che il moto circolare di quei vestiti che si trasformano solo in chiazze colorate in effetti è abbastanza affascinante.
Sono giornate pigre in cui fatico a fare ciò che devo, c’è un pensiero costante e latente che attanaglia la mia mente e non mi lascia andare mai, una pesantezza di incertezza e controllo a cui vorrei poter sfuggire, ma guardare la lavatrice non aiuta allora decido che forse una doccia corroborante fa al caso mio, sempre ammettendo che ci sia abbastanza acqua calda.
Decido anche che mi laverò i capelli nonostante siano puliti, lavarmi i capelli è un rito che uso quando sono nervosa, o mi sento in colpa, o non voglio pensare per un po’, o voglio volermi più bene, o mi preparo per qualcosa, o quando ne hanno bisogno. E’ un po’ come se l’acqua che scorre dalla mia testa attraverso i capelli su di me mi facesse da scudo con il mondo fuori, la schiuma che fa lo shampoo lavasse via le sensazioni e stendere il balsamo dalle radici alle punte riordinasse un po’ la mia anima. E’ un momento intimo con me stessa in cui posso essere vanitosa e preoccuparmi del mio corpo più di quanto sia necessario, più di quanto sia dovuto, più di quanto sia opportuno.
L’educazione che ho ricevuto al rispetto del mio intelletto, della mia umanità, della mia sensibilità, delle mie capacità, del mio senso critico, della mia persona astratta mi lascia sempre reticente all’indulgere troppo a lungo su velleità prettamente effimere come la bellezza, la moda, il trucco. Ciò non vuol dire che io non curi il mio corpo, anzi il corpo è il tempio dell’anima, diceva qualche saggio di cui non ricordo il nome, ma mi è stato insegnato che classe e charme non sono dati dal trucco perfetto o da scarpe costose, certo quelle aiutano ma senza l’astratto il bello non è reale, è solo un fittizio artefatto, ed io sinceramente ne convengo.
Doccia e la prima metà della vestizione, di cui la scelta della lingerie da indossare oggi è la cosa più complicata nonché l’unica a cui veramente tenga veramente, sono completate e posso indulgere ancora un po’ su me stessa asciugando i miei lunghi splendenti capelli, questa è una cosa che mi piace solo quando non sono di corsa, il quei casi medito costantemente di rifare la pazzia che feci 10 anni fa tagliandoli tutti, sembrava fossi mio fratello, più giovane di me di 6 anni ed ora magari aiuterebbe ringiovanire quei 6 anni che bastano a dare l’illusione che la vita è ancora tutta davanti e che le scelte ancora sono lontane e che il mondo sarà ai tuoi piedi. Oddio non che io sia vecchia, ma sono in un’età in cui la vita comincia a pesare mese dopo mese soprattutto quando manca il progetto di un futuro.
Così di fronte al grande specchio nella mia camera, indossando pantaloni e reggiseno, intenta ad asciugare i miei bei capelli sperando che la vertigine che ho sopra la tempia destra abbia pietà di me, mentre con un occhio controllo che il mio fisico non abbia ceduto troppo alle vacanze natalizie e con l’altro spio nel reparto magliette quale è la più adatta mi ritrovo a riflettere su argomenti esistenziali.
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