stanca
 e devastata da una lunga giornata di lavoro il vento sbatte addosso 
come schiaffi, l’inverno è arrivato violentemente e non ci sarà scampo a
 tutto questo fino a maggio.
Torno
 a casa chiacchierando al telefono con un’amica di sempre raccontando i 
dettagli delle mie notti brave che ultimamente ho deciso di rivivere 
pagando lo scotto di essere ammalata da oramai due settimane, la 
vecchiaia arriva anche per me, lo dico sempre per abituarmi così spero 
non sarà un shock troppo grande.
Entro
 in casa, entro nella mia stanza un vortice di vestiti sparsi sul letto 
mi ricorda che ieri ero troppo stanca per mettere in ordine i panni 
lavati, richiudo la porta della camera, domani vado a lavoro tardi, avrò
 tempo di farlo ora voglio rilassarmi, voglio casa voglio coccole voglio
 cucinarmi qualcosa di buono.
A
 Dublino qualcosa di buono è sinonimo di qualcosa di sano e ricordo che 
ho comprato tutto quello che serve per un buon minestrone.
Mi
 spoglio metto il pigiama (non c’è verso che io stasera metta anche solo
 un piede fuori di casa!) entro in cucina e ritrovo tutti i miei 
utensili, ritrovo casa, ritrovo i sapori di famiglia.
Tagliare
 le verdure mentre cuoci il soffritto, rosolare prima le patate e 
aggiungere il resto, un po’ di rosmarino della piantina sul balcone 
aggiungere l’acqua il dado far bollire il tutto prima di chiudere la 
pentola a pressione.
Nel
 frattempo la griglia scricchiola sulla piastra incandescente chidendomi
 di mettere su l’hamburger che avevo preparato da me con tanto amore per
 me stessa e congelato qualche giorno prima.
Un pasto sano nutriente, quello di cui il mo stomaco ha bisogno, quello di cui la mia mente ha bisogno.
Accendo
 il computer e guardo un altro episodio di breaking bad giusto per 
ricordarmi che alla fine non sono così smelensa come potrei sembrare inq
 uesto momento e mi avvolgo nel poncho che mia nonna aveva fatto per mia
 madre e che poi è passato a me.
Questo
 poncho ultimamente ha riscaldato i miei amici che dormivano sul divano,
 ha riscaladato le mie amiche mentre guardavano un film, è diventato un 
mio abbraccio a chi ne ha bisogno.
Il
 rumore della penstola a pressione sul fuoco fa subito casa, e mi fa 
sentire meno nostalgia, me lo ha fatto notare un amico di mio fratello 
che ho “adottato” lo scorso anno mentre faceva l’erasmus a Dublino.
Il
 rumore di qualcosa di buono che si cucina e l’odore delle verdure che 
si trasformano in minestra allieta la mia serata stanca e mi permette di
 riposare in pace respirando profondamente nonostante la tosse che mi 
accompagna da giorni.
So
 che domani la mia coinquilina mangerà quello che sto cucinando e sarà 
felice di trovarsi il pranzo pronto prima di andare al college, so che 
domani mi vorrà bene e che saprà che io le voglio bene perchè cucino per
 lei, in fondo il concetto è sempre quello: saper cucinare rende amati, 
ed io amo essere amata
 
 
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