A casa mia l'8 marzo è un grande giorno: la tribù si riunisce.
Per tribù intendo tutte le donne parenti e amiche di sempre di almeno due, spesso tre, generazioni partendo da mia madre e le sue amiche, con le relative figlie, da sempre mie amiche, e spesso anche le nonne che forse ultimamente sono la parte più imprevedibile della festa, si riuniscono a cena a casa nostra, è una tradizione che c'è da sempre.
Mariti e fratelli sono banditi, o meglio se la danno a gambe levate.
E' il tripudio della femminilità tavola imbandita da decine di portate, aperitivi e vino scorrono generosi, pettegolezzi e chiacchiere riuniscono tre generazioni di donne che allegramente e gioiosamente si divertono nell'unica serata dell'anno in cui ci è concesso pressochè ogni vizio.
Lungi dall'essere una protesta politica o iperfemminista l'8 marzo a casa mia è un giorno preso a prestito per una grande festa tra donne che si vogliono bene, che sono cresciute come una famiglia, sempre pronte ad aiutarsi. Sì perchè consanguigneità a parte loro sono la mia famiglia allargata e io queste donne le amo con tutto il mio cuore, sono piena di mamme, zie, nonne e sorelle amiche da sempre e per sempre e in questo giorno (cui non mancherò neanche dall'Irlanda grazie alle nuove tecnologie della videochiamata online) si festeggia qualcosa a cui non potrei mai rinunciare il supporto, l'amore, la gioia e gli splendidi momenti che le mie donne mi hanno dato, mi danno e mi daranno sempre.
In alto i calici per le mie donne, che mi mancano infinitamente
Nessun commento:
Posta un commento