venerdì 4 marzo 2011

ricodi di un'infanzia al Fondo Grande

Te la ricordi la luce che filtrava tra rami e foglie nel boschetto dietro il condominio? Te li ricordi i tavoli su cui correvamo per poi saltare giù fingendo di essere superman? Ti ricordi gli infiniti tornei a calcio balilla la sera in sala giochi? Te lo ricordi il parco giochi con le altalene lo scivolo, la giostra? Te le ricordi le giornate passate a costruire i fortini nel bosco?
Te lo ricordi, quello era il tempo in cui giocavamo con le mani, mani che diventavano pistole, che costruivano capanne nel bosco, mani che diventavano l’arma per vincere a toccofulmine, mani che giocavano con palloni, biglie, mani per raccogliere frutti di bosco, funghi e fiori, mani per fare il solletico.
Te lo ricordi, era il tempo in cui guardavamo il mondo con gli occhi veri, e lo toccavamo, niente televisione, niente videogiochi, al massimo il flipper, ci guardavamo e ridevamo, occhi per giocare a nascondino, a strega di mezzanotte, occhi per fare a gara di trova la differenza, per vedere chi si muove ad un due tre stella, occhi per farci le boccacce di nascosto dagli adulti, occhi per guardare le stelle cadenti la notte di san Lorenzo.
Te lo ricordi, era il tempo in cui correvamo per fare qualsiasi cosa, per andare a cercare gli amici a casa, per fare le scale visto che l’ascensore era vietato ai bambini, gambe per giocare a pallone, per andare nel bosco, gambe per pedalare su quelle bici che fingevamo essere motociclette, ginocchia da sbucciare senza disinfettarle e continuare a giocare, gambe per spingere l’altalena più in alto, gambe per scappare giocando ad acchiapparella.
Te lo ricordi, era il tempo in cui tornavamo a casa alle sette di sera, il tempo in cui dall’una alle quattro non si poteva fare chiasso perché gli adulti riposano, il tempo in cui in sala lettura si andava solo a fare i compiti delle vacanze perché noi avevamo la sala giochi accanto alla lavanderia, il tempo in cui se non finisci quello che hai nel piatto non avrai l’altra portata, il tempo in cui si faceva merenda con il pane tostato dalla nonna, “la morale è sempre quella fai merenda con girella”, il tempo in cui i gelati confezionati erano una decina al massimo e ridevamo da pazzi con le barzellette del cucciolone.
Te lo ricordi, erano le serate passate a giocare a obbligo o verità, al dire fare baciare, se al gioco della bottiglia capitava bacio sulle labbra potevi dire di no perché era imbarazzante, era il tempo in cui eravamo bambini fino a 12 anni e se ti fidanzavi perché ti faceva sentire grande al massimo andavi a nasconderti per darti un timido bacino.
Te lo ricordi, i pantaloncini corti e le magliette a mezze maniche, le superga, i calzini fino al ginocchio così non ci pungevano le ortiche, i bambini che portavano gli occhiali erano semplicemente bambini e la prima cosa che chiedevi ad una nuova persona era il suo nome, il vestito carino per la messa a cui non volevamo andare, il cinema era il pomeriggio ed un grande evento mondano.
Te lo ricordi, come eravamo felici, come ridevamo, come ci inventavamo mille volte lo stesso gioco senza stancarci mai, come ogni cosa si trasformava in un’altra solo grazie alla fantasia, come i grandi ci sembravano grandi e strani, come era bello sentire il sole sulle guance arrossate dalla corsa, come sembrava difficile giocare a nomi cose e città.
Te lo ricordi, i primi gameboy con il tetris, Beverly Hills 90210, la MBK, le prime pubblicità progresso con “e questo di chi è?”, la polaroid, te lo ricordi come siamo diventati grandi? Come abbiamo perso la fantasia? Come abbiamo smesso di giocare guardandoci per giocare con una realtà virtuale? Come abbiamo smesso di usare l’alfabeto farfallino per passare agli SMS?
Te lo ricordi…

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